Il termine "violenza sessuale" è molto ampio, definisce qualsiasi tipo di attività o contatto sessuale a cui una persona non acconsente. La violenza sessuale può includere l’uso della forza e le minacce per costringere la vittima al contatto sessuale.
La violenza può causare lesioni fisiche, malattie o traumi psicologici.
Le vittime di stupro e violenza sessuale sono persone di entrambi i sessi. Tuttavia, le donne e le ragazze registrano i tassi più elevati di stupri e aggressioni.
Alcuni studi condotti stimano che la percentuale di donne vittime di stupro nel corso della loro vita - e che l'hanno denunciato - va dal 2 a circa il 30 per cento e che gli uomini violentati hanno maggiori probabilità delle donne di subire lesioni fisiche e di essere aggrediti da più persone.
Le donne condividono una lunga e universale storia di violenze sessuali. Da un paese all'altro, da una cultura giuridica all'altra, si confrontano con gli stessi miti e stereotipi ancestrali che si adattano ai tempi, assumendo nuove sembianze.
Tuttavia, questi continuano a influenzare la percezione degli individui con preconcetti che per lo più si concentrano sugli aggressori, sulle vittime e sulle circostanze che ruotano attorno alla violenza sessuale:
Per affrontare questo problema crescente, è necessario un approccio multidimensionale che comprende la protezione delle vittime, l'assicurazione dei diritti degli accusati e la promozione di una cultura di rispetto e prevenzione.
Dagli anni Settanta la violenza maschile contro le donne è oggetto di un’analisi politica e giuridica globale da parte dei movimenti femministi e, sulla loro scia, da parte delle istituzioni.
Il ruolo svolto dalla legge nel mantenere la subordinazione delle donne e nel negare la violenza a cui sono esposte è stato al centro dei dibattiti femministi. Si parla del sessismo delle leggi e della parzialità dei processi; allo stesso tempo, in molti paesi aumenta la possibilità per le vittime di ricorrere alla legge e alle istituzioni.
La mobilitazione dei movimenti delle donne ha costretto i legislatori a modificare i testi che disciplinano la violenza sessuale.
In Italia fino al 1996 lo stupro viene considerato un crimine contro la morale pubblica e il buon costume, secondo gli articoli del Codice Rocco, del periodo fascista, ma i primi progetti di riforma risalgono al 1979 e vanno avanti per cinque legislazioni.
È con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996, "Norme contro la violenza sessuale", che la violenza sessuale diventa un crimine contro la persona.
Oggi questo reato è disciplinato dagli art. 609 bis e seguenti del codice penale italiano, punibile con la reclusione dai sei ai dodici anni nelle due fattispecie principali: la violenza sessuale per costrizione e quella per induzione.
In altri casi possono essere previste pene maggiori.
Nonostante questo, le leggi e le procedure andrebbero riviste e progettate per garantire una giustizia equa ed efficace senza trascurare il fattore umano relativo alla sensibilità e all'empatia che deve guidare l'interazione con le vittime che si trovano a fronteggiare il sistema legale.
La lotta contro la violenza sessuale in ambito legale è un impegno continuo e fondamentale per creare una società più sicura e giusta per tutti.
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