La violenza sessuale: una sfida cruciale per qualsiasi sistema giuridico

LO PRESTI CLAUDIO • ott 04, 2023
rappresentazione della violenza

Il termine "violenza sessuale" è molto ampio, definisce qualsiasi tipo di attività o contatto sessuale a cui una persona non acconsente. La violenza sessuale può includere l’uso della forza e le minacce per costringere la vittima al contatto sessuale.

La violenza può causare lesioni fisiche, malattie o traumi psicologici.


Le vittime di stupro e violenza sessuale sono persone di entrambi i sessi. Tuttavia, le donne e le ragazze registrano i tassi più elevati di stupri e aggressioni. 

Alcuni studi condotti stimano che la percentuale di donne vittime di stupro nel corso della loro vita - e che l'hanno denunciato - va dal 2 a circa il 30 per cento e che gli uomini violentati hanno maggiori probabilità delle donne di subire lesioni fisiche e di essere aggrediti da più persone.

Idee preconcette sulla violenza sessuale

Le donne condividono una lunga e universale storia di violenze sessuali. Da un paese all'altro, da una cultura giuridica all'altra, si confrontano con gli stessi miti e stereotipi ancestrali che si adattano ai tempi, assumendo nuove sembianze.


Tuttavia, questi continuano a influenzare la percezione degli individui con preconcetti che per lo più si concentrano sugli aggressori, sulle vittime e sulle circostanze che ruotano attorno alla violenza sessuale:

  • gli aggressori sono persone deviate, “malate” o incapaci di resistere ai propri impulsi sessuali;
  • le vittime sono spesso considerate responsabili della violenza (non si trovavano nel luogo giusto, al momento giusto, nell’abito giusto, hanno adottato comportamenti considerati a rischio o provocatori - hanno bevuto, hanno accettato un drink, hanno aperto la porta - suscitando il desiderio sessuale dell'aggressore);
  • le vittime sono accusate anche di non aver reagito adeguatamente durante la violenza.


Per affrontare questo problema crescente, è necessario un approccio multidimensionale che comprende la protezione delle vittime, l'assicurazione dei diritti degli accusati e la promozione di una cultura di rispetto e prevenzione.

La violenza sessuale nel diritto penale

Dagli anni Settanta la violenza maschile contro le donne è oggetto di un’analisi politica e giuridica globale da parte dei movimenti femministi e, sulla loro scia, da parte delle istituzioni. 


Il ruolo svolto dalla legge nel mantenere la subordinazione delle donne e nel negare la violenza a cui sono esposte è stato al centro dei dibattiti femministi. Si parla del ​​sessismo delle leggi e della parzialità dei processi; allo stesso tempo, in molti paesi aumenta la possibilità per le vittime di ricorrere alla legge e alle istituzioni.


La mobilitazione dei movimenti delle donne ha costretto i legislatori a modificare i testi che disciplinano la violenza sessuale. 

In Italia fino al 1996 lo stupro viene considerato un crimine contro la morale pubblica e il buon costume, secondo gli articoli del Codice Rocco, del periodo fascista, ma i primi progetti di riforma risalgono al 1979 e vanno avanti per cinque legislazioni.

È con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996, "Norme contro la violenza sessuale", che la violenza sessuale diventa un crimine contro la persona.


Oggi questo reato è disciplinato dagli art. 609 bis e seguenti del codice penale italiano, punibile con la reclusione dai sei ai dodici anni nelle due fattispecie principali: la violenza sessuale per costrizione e quella per induzione.

In altri casi possono essere previste pene maggiori.


Nonostante questo, le leggi e le procedure andrebbero riviste e progettate per garantire una giustizia equa ed efficace senza trascurare il fattore umano relativo alla sensibilità e all'empatia che deve guidare l'interazione con le vittime che si trovano a fronteggiare il sistema legale.


La lotta contro la violenza sessuale in ambito legale è un impegno continuo e fondamentale per creare una società più sicura e giusta per tutti.

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